Curriculum

6 credenze limitanti che NON ti permettono di scrivere un curriculum efficace

Mi capita spesso che giovani neolaureati, alle prese con le prime candidature, mi avvicinino durante seminari o incontri per chiedermi di “dare un’occhiata al loro CV per essere tranquilli che non manchi nulla, soprattutto qualche informazione importante”.

Alla mia risposta: “Si volentieri, e visto che mi chiedi un riscontro per stare tranquillo, per cosa ti stai candidando esattamente?” mi rispondono con aria vagamente di sufficienza, e uno sbrigativo (troppo)  “ah, sì, per un’azienda del settore X nella città Y” neanche gli avessi chiesto la storia del prozio morto nel 1810 che evidentemente non possono conoscere. 😉

In questo post, proverò ad esaminare qualche tipica “credenza” che rischia di portare fuori strada i giovani candidati, facendoli concentrare su elementi che non hanno la minima importanza, tralasciando invece aspetti fondamentali.

Ecco alcune tra le convinzioni (a mio avviso) più fuorvianti:

1) Esiste il Curriculum Perfetto (retro-pensiero: basta solo riuscire a espugnare l’informazione giusta e capire come renderlo tale. Ditemi che volete e ve lo scrivo, così terminiamo qui questa tarantella finta e che francamente non serve a niente).

Questa del riferirsi a un modello ideale non è neanche una credenza che ci limita, è una vera e propria paranoia!

Il curriculum è un TUO strumento. Serve a raccontare la TUA storia professionale. Nessuno dall’esterno ti potrà mai rivelare “cosa è giusto inserire o non inserire” in assoluto. Tutto dipende sempre dalla tua situazione, dalla specifica candidatura che devi fare, dall’azienda a cui lo invii, etc…

Sulla tua vita e sulla tua storia, la responsabilità è pienamente tua e non ti fidare di altri. Ogni selezionatore, in base all’azienda e al tipo di profili che seleziona, esprime SOLO preferenze sulla base delle quali procede con lo screening delle candidature e organizza il proprio lavoro, all’interno della specifica realtà aziendale in cui si trova in quel preciso momento. Non esistono leggi assolute, ma solo situazioni!

2) Il Curriculum Vitae si “compila” (la frase più tipica che sento è: “Vado a quel corso per capire come si compila il cv”. Neanche si trattasse di un modulo della posta….)

Errore! Il curriculum si scrive. E’ uno strumento di comunicazione. Come la lettera di motivazione.  Perfino il formato Europeo (che se mi segui sai che ritengo lo strumento meno adatto a far emergere le potenzialità del candidato -> vale a dire: a raccontare la sua storia professionale), consente comunque di poter “scrivere” di sé e non buttare lì parole a riempimento (compilazione) di spazi vuoti.

Questo verbo: “compilare” il curriculum,  lo trovo spessissimo anche nelle spiegazioni di servizi offerti ai candidati. Diffida caldamente di chi, dovendo aiutarti a valorizzare e scrivere la tua storia, ti parla invece di compilare il tuo CV! …a compilare ce la fai tranquillamente da solo! 😉

3) Occorre inserire le parole che i selezionatori vogliono sentirsi dire (di qui la paranoia di far verificare a qualche esperto se mai ci fossero informazioni insufficienti). Capiamoci bene:ci sono delle parole più importanti di altre, che spiegano meglio di altre i risultati che hai ottenuto, o il mestiere che hai svolto. Si chiamano KEY WORDS o parole chiave. Vanno scelte con cura e devono essere TUE. Infatti in alcuni casi potrebbe non avere senso usare le più comuni, se vuoi distinguerti!

Invece, quasi sempre, le parole o le skills che si ritiene di dover inserire, finiscono per essere quelle più classiche e che inseriscono tutti, cioè le pre-confezionate, pre-costituite – non importa se le si possiede o meno – basta solo spararle in sequenza e verificare che ci siano tutte (hai visto mai fossero insufficienti? nell’incertezza: meglio abbondare che deficere).

Chiariamo un punto essenziale: un selezionatore che legge immancabilmente in ogni CV “ottima gestione del tempo”, “capacità di problem solving”, “spiccato team working”, “leadership”, bla bla…senza vedersele contestualizzare quanto meno ad un’esperienza svolta e presente nel curriculum, inizierà a dubitare… Una scorta di soft skills da supermercato (pago 2 e porto via 10) non ti aiuterà a fare una buona impressione. Capiterà proprio il contrario. I selezionatori, in realtà, non vogliono sentirsi dire proprio nulla. Non sono particolarmente affezionati a una competenza piuttosto che a un’altra. Quando al centocinquantatreesimo CV  leggono ancora “Leadership” non vanno in estasi mistica. Capita proprio il contrario. Lo scenario più tipico è che ricevano: 100 CV di neolaureati in Economia (esempio), tutti laureati in luglio di quest’anno, tutti con voti sopra il 105, tutti con un Erasmus, tutti con uno stage (spesso mal raccontato nel cv) e tutti con il pacchetto minimo di almeno 10 tra le più famose soft skills. E quindi in base a cosa dovrebbero cogliere la differenza tra un candidato e l’altro e scegliere chi invitare a colloquio? (perchè –  e qui voglio sfatare un’altra credenza che sento spesso: non potranno chiamare tutti a colloquio per farvi spiegare faccia a faccia chi siete. Dovrai riuscire ad arrivare a colloquio comunicando bene già attraverso la scrittura e alcuni strumenti: cv, lettera e LinkedIn! Il saper Scrivere e comunicare con efficacia per iscritto, in un mondo dell’informazione come il nostro è una competenza davvero chiave! e la devi dimostrare sul campo…).

Ad ogni modo, credo che immaginerai che se non personalizzi la tua storia di base, ma resti prevalentemente ancorato al racconto classico dei soli studi, è molto, molto, molto probabile che offrirai un documento con l’80% dei contenuti che anche gli altri tuoi colleghi hanno scritto.

Inoltre, sai perché non ti servirà inserire 10-15 competenze delle più gettonate?

Perché non sempre si cercano tutte queste skills insieme. Anche in questo caso non c’è un prontuario del dipendente perfetto, una sorta di mostro dentro cui come in Matrix qualcuno abbia impiantato tutte le competenze traversali esistenti al mondo. Non sempre servono le stesse caratteristiche.

Faccio un esempio pratico:

Se ho un team con 2 dipendenti dal carattere esuberante e tendente al prevaricatore (e che magari già si contrastano creando un clima poco sereno), e devo assumere un terzo dipendente, secondo te chi cercherò? Una persona più morbida e mediatrice o un terzo galletto competitivo che contribuirà a far esplodere definitivamente il team?

E se quindi io nel CV, perché penso che tanto i tipi tosti piacciono un sacco alle aziende e tutte vogliono vedere scritte le stesse cose, scrivo: ambizioso, leader, amo la competizione e le sfide e lotto per portare a casa i risultati a tutti i costi (anche quando magari non lo sono, anzi spesso non lo sono per nulla) secondo te avrò creato delle chances per me?

Non possiamo sapere esattamente la situazione interna in un’azienda in cui non lavoriamo. Motivo per il quale dobbiamo essere ciò che siamo, niente di diverso. Non sempre saremo esattamente ciò che le aziende cercano….ma in altri casi invece sì. E saranno proprio quei casi che ti consentiranno di iniziare a collaborare con una realtà nella quale, con molta probabilità, riuscirai a dare il meglio di te e a prosperare.

4) Per trovare un lavoro è meglio restare aperti a tutto per non precludersi delle possibilità
Convinzione questa che ti porta a tenere il CV molto vago, indefinito una specie di pass-par-tout che non ha sapore, odore, colore e che quindi non ti porterà da nessuna parte. Al massimo, ti potrà aprire la porta a quelle posizioni in cui:

1) prima inizi e meglio è (hanno fretta di coprire il buco lasciato da altri…..chissà perché?)

2) non importa esattamente in cosa ti sei laureato basta che sei sveglio

3) non ti offrono reali possibilità di crescita, perché non ci sono (ma non te lo diranno schiettamente)

In pratica accederai a un qualcosa che poco ha a che fare con te, in cui non ti hanno scelto, ma hanno preso il primo a caso disponibile, perché tanto un qualsiasi generico neolaureato (come ti sei mostrato nel cv) sarebbe comunque andato bene….visto che si tratterà di un lavoro generico e raramente con prospettive.

Dopo qualche mese entrerai in sofferenza e scoprirai di aver perso tempo prezioso!


5) Meglio scrivere sempre “Disponibile a viaggiare”

Mi permetto di invitarti a fare una distinguo tra i seguenti concetti:  “viaggiare” – “trasferirsi per lavoro” –  “fare trasferte di lavoro (più o meno frequenti)”. Non stiamo parlando della stessa cosa.

Se scrivi disponibile a viaggiare (come tutti fanno) devi aspettarti che a colloquio il selezionatore (che lo sa che tanto lo hai scritto perché pensi occorra inserirlo e quindi un dubbio se lo pone) ti domandi se lo sei davvero!

Ma attenzione: anche in questo caso non è detto che una tale disponibilità sia ben vista o serva. Se ti candidi per un lavoro prevalentemente d’ufficio o legato a un certo territorio, forse rischi di dare l’impressione di una persona che dopo un pò scalpiterà per andare all’estero o fare un lavoro molto più dinamico. Valuta quindi caso per caso se è bene citare qualcosa relativa agli spostamenti etc…altrimenti riserva tale argomento al colloquio.

6) Mi è stata data la possibilità….(la frase più abusata del secolo a colloquio,nelle lettere di motivazione e nei CV).

Mi togli una curiosità? Ma CHI ti ha dato questa possibilità? Me la fai finalmente conoscere questa entità astratta? 😉

Sei tu che hai scelto di studiare, di optare per una certa Facoltà (o Dipartimento come si chiamano ora), sei tu che hai studiato: esame dopo esame e ce l’hai fatta, sei tu che hai cercato uno stage e iniziato a fare esperienza. Chi ti ha dato questa possibilità? Non lo senti che linguisticamente questa frase è in forma passiva? Vuoi esprimere passività?

Se vuoi sembrare una persona responsabile per la propria vita e destino – e si spera anche sul lavoro, e con una dose di autostima sufficiente per vivere, funzionare e lavorare, e con una minima consapevolezza del tuo valore, cerca di  eliminarla dal tuo vocabolario.

Scrivi dunque il tuo curriculum senza timore di sembrare troppo personale. Racconta con passione la tua storia. Prova poi a farlo rileggere a qualcuno di esterno: un amico, un professionista, un familiare di cui ti fidi, per confrontarti sui messaggi che stai veicolando e l’impressione che stai lasciando.

In bocca al lupo per la tua carriera!

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1 thoughts on “6 credenze limitanti che NON ti permettono di scrivere un curriculum efficace

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