Curriculum/lettera motivazione

Il Cv e la lettera: incastro magico per una candidatura efficace

Settembre, ricominciano le scuole! In questi giorni stanno girando in tutti i social foto di bambini con zainetto incorporato, emozionati  (anche se non tanto quanto i propri genitori che, memori delle proprie esperienze, li osservano con occhioni sgranati, lucidi, orgogliosi, ma soprattutto con l’intimo desiderio che per i loro figlioli questo sia l’inizio di un bel percorso).

Così, tra le tante immagini, questa che trovate sotto mi ha colpito in modo particolare

lettera-cv

disegno di Lele Corvi e di Nicola Giaconi

La lettera di accompagnamento e il CV dovrebbero sempre andare a braccetto, e quindi l’associazione  con i genitori-bambini che vanno a scuola è scattata automaticamente, seppur con le dovute differenze che ora spiegherò. Settembre infatti non è solo il tempo della scuola ma, da sempre, anche un buon momento per cercare lavoro (anche di questi tempi…).

Proviamo quindi a prendere spunto da questo disegno per chiarirci le idee sul ruolo del Curriculum e quello di una lettera che lo “accompagni” (anche se io preferisco comunque chiamarla “lettera di motivazione” e in un altro post ho spiegato le mie ragioni).

Il CV, come un bambino che affronta il primo giorno di scuola, reca in sé tutte le informazioni che servono a definire la persona. Il bagaglio è tutto dentro di sé; aspetta solo di evolvere nel nuovo contesto, confrontandosi con elementi che lo faranno crescere –  lavorando individualmente e insieme agli altri  – nella nuova “classe”/azienda.  Ma come mi aspetto che un piccolo sia, almeno in una prima fase, accompagnato a scuola da qualcuno, presentato, introdotto (salvo cause di forza maggiore), così un selezionatore si aspetta che ad accompagnare il curriculum ci sia una lettera, anche se spesso non è richiesta (il perché è facile a comprendersi: è così importante che è semplicemente data per scontata!).

Ma ci sono le dovute differenze tra le due situazioni, ovvio:

Se per un bambino, al compimento dei  6 anni circa, scatta l’inizio della scuola, e questo automatismo ci facilità la comprensione del suo presentarsi lì quel giorno con lo zainetto (seppur accompagnato dai genitori, il cui compito è più che altro quello di favorire questo “rito di passaggio”) ; quello stesso automatismo non è invece così immediato quando inviamo una candidatura solo attraverso il nostro Curriculum.  A parità di età, di esperienze di studi e di lavoro, abbiamo bisogno di creare un aggancio, mediante la lettera di accompagnamento, per spiegare perché noi, proprio noi, siamo lì a bussare alla porta di quel luogo “azienda”.

Stavolta siamo evidentemente in una fase della vita in cui è pienamente nostra la responsabilità delle scelte, e dobbiamo farci carico autonomamente anche di quel  ruolo di “accompagnatori” di noi stessi.

La lettera diventa quindi una specie di garante, un’interfaccia che facilita l’inserimento; è ciò che almeno in una prima fase (quale è la candidatura) arricchisce il senso del perché quel CV arriva in quel dato posto.  E non è scontato capirlo senza di essa.

Non bastano infatti i dati inseriti nel CV, le semplici informazioni delle esperienze svolte. Non è che se sono laureato in Ingegneria o in Economia o in Lettere ciò basta e avanza a spiegare il senso del perché io mandi una candidatura lì, proprio lì e non altrove. Sì, certo. Sto cercando lavoro. Altrimenti perché mai manderei un curriculum. Fin qui non ci piove. Ma evidentemente ciò non basta a capire chi sei davvero, cosa ti motiva, ti piace, a cosa pensi ti potrebbe servire fare un’esperienza dentro la tale azienda, come si sposa con il tuo progetto di carriera (soprattutto se non è allineatissimo con le altre esperienze fatte in precedenza). Insomma, serve un’introduzione. E solo il candidato può farla. E’ sua la vita. E’ sua la carriera. E’ lui/lei che può  spiegare con un tocco “personale” i suoi obiettivi e i vantaggi che apporterebbe all’azienda.

Ma serve proprio?

Sì. Perché siamo persone, e in quanto tali possiamo fare la differenza nel bene e nel male all’interno di un contesto. Perché è con le persone che lavoreremo. Perché il nostro modo “personale” di intendere le cose e di operare  farà avvicinare magari altri alle nostre stesse scelte (l’importanza del Personal Branding) e porterà valore all’azienda che ci accoglierà.

A parità di esperienza, anni, voti  od obiettivi raggiunti, lo stesso laureato o professionista potrebbe optare per mestieri diversi. Perché quindi quel cv arriva lì, proprio lì, e per fare cosa delle varie per le quali potrebbe candidarsi?

La LETTERA e il CV quindi giocano due ruoli diversi:

LA LETTERA è uno strumento per esprimere consapevolmente e con maturità  il senso della nostra candidatura. Serve a tirare le fila, a lasciar intravedere un filo rosso, a non entrare “asciutti” e bruschi, ad assicurarti di comunicare ciò che è davvero importante.

Il CV è il tuo patrimonio genetico, ciò che porti in dote, una serie di elementi solidi, preziosissimi, ma che vanno raccontati, connessi, orientati, e il posto per farlo è la lettera.

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3 thoughts on “Il Cv e la lettera: incastro magico per una candidatura efficace

  1. Grazie “Trovare il lavoro che Piace” per la giusta citazione che non avevo trovato nei rimbalzi della rete. Complimenti a Lele Corvi e Nicola Giaconi quindi per il disegno ispirante che ha colpito nel segno e buon lavoro.

  2. Pingback: Verso un Nuovo Lavoro: Breve Guida per Sopravvivere | JobSeeds

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