Quante volte ti sei ritrovato a viaggiare a manetta, a seguire la routine con tutte le tue forze, traendone immensa soddisfazione. E quante volte, invece, ti sei sentito inceppato, incagliato, dentro un nastro trasportatore che non fluiva più leggero e veloce, ma ti riproponeva sempre, e sempre, lo stesso sforzo, le stesse dinamiche e ostacoli?
Se ti sei sentito almeno una volta così, lungo la tua vita lavorativa, bhè ripensa a quei momenti, e a cosa è seguito dopo o a cosa è accaduto durante.
Con molta probabilità, quelle difficoltà ti hanno indotto a fermarti a riflettere, a sentirti, a guardarti dentro seppur con dolore e spaesamento.
A scoprirti fragile.
A metterti in discussione.
A metterti in modalità “apprendimento”.
Non c’è cambiamento quando ci sentiamo sicuri, procediamo con il pilota automatico, siamo degli schiaccia sassi, non abbiamo il tempo di ascoltare gli altri e neanche noi stessi. E va bene anche quello…ci vogliono anche periodi in cui non abbiamo bisogno di indagare troppo, ci sentiamo comunque allineati e molto operativi.
Ma ci sono altri momenti che rischiamo di liquidare solo come difficili, e che invece sono tutt’altro. Sono oro per il nostro sviluppo. Questi momenti sono quelli in cui volenti o nolenti, dobbiamo porci in ascolto, in osservazione, in modalità di indagine, per capire come interagire con gli altri in modo più efficace, per comprendere cosa funzionava prima e ora non sta più funzionando, cosa dobbiamo cambiare se vogliamo fare un upgrade.
E sì, perchè il nostro lavoro cambia in proporzione a quanto cambiamo noi.
Noi siamo il principale strumento.
E se siamo incagliati…
Se quindi ti senti bloccato e in sofferenza… se ti senti fragile, forse per la prima volta, perchè ti sembra che ci sia qualcosa che non va in te, perchè nelle valutazioni ti fanno osservare che hai ampli spazi di crescita ma non capisci come fare per ottenerla, allora sei in una situazione ottimale per generare il cambiamento.
Un grande cambiamento.
Sei in una delle fasi più importanti della tua vita e carriera.
So che potrà sembrarti faticoso da accettare, anche se a livello di comprensione ne cogli il senso.
Noi siamo la prima chiave che può sbloccare l’apertura.
Ma se la chiave ha i dentini disallineati o consumati o storti, non entreranno nella serratura, e nessuna magica apertura avverrà.
Questo post vuole quindi essere un elogio alla fragilità, alla sensibilità che scopri di avere, al tuo lato scoperto, alla tua carne viva…alla tua umanità.
Prima di essere “risorse”, siamo “umani”.
Considera la tua fragilità come una tua vera risorsa. Quella spia che si accende e ti dice che sei in riserva di energia, senso, allineamento.
E’ una tua risorsa, ripeto, non qualcosa da nascondere. La fragilità è un qualcosa che fa parte di te, e di tutti noi.
Ti ricorda che tu sei materiale vivo, da maneggiare con cura e attenzione.
Ti ricorda che tu sei prezioso.
Ti ricorda che tutto comincia da te, compreso il cambiamento.