Il motivo che ti porta alla nausea alla sola idea di riscrivere il tuo Cv, neanche fosse un lavoro epico, devastante, e che ti fa ansiosamente procrastinare per giorni prima di trovare il coraggio di metterci mano, è che non sai lasciare, non sai scegliere, non sai abbandonare, in pratica fatichi a cambiare.
So che queste parole ti irriteranno. Me ne prendo la responsabilità. Sappi solo che non ho scritto un post per accusarti. L’ho scritto per guidarti al cambiamento che auspichi. Se è quanto davvero vuoi, dammi qualche riga di fiducia e prosegui nella lettura, ti prego.
Si, fatichi a cambiare, anche se ufficialmente l’intento è proprio il contrario. Proprio qui sta l’inghippo contro-intuitivo.
Vuoi riscrivere il tuo CV per cambiare azienda, trovare nuove opportunità, fare il salto che meriti, uscire dal parcheggio o dalle difficoltà che da troppo stai fronteggiando, insomma dare una svolta alla tua vita o quantomeno una prosecuzione di tutto rispetto.
Si, certo. Ufficialmente.
Poi però – ammettilo – dentro di te senti emergere una serie di paletti, i cosiddetti “si, pero’…” ovvero tutto ciò che ritieni davvero importante poter mantenere, insomma le tue “condizioni”: stipendio similare o maggiore, stesso tenore di vita da assicurare alla tua famiglia, una schietta visibilità o un ruolo che finalmente e alla luce del sole dichiari la tua expertise e ti lasci quel potere d’azione che sulla carta era sempre di altri, anche se poi eri tu che muovevi la macchina, e che nel Cv tocca in qualche modo far emergere, ma come? etc.
Ed è lecito. E’ tutto MOLTO lecito.
Si cerca lo “sviluppo di carriera”, mica l’involuzione.
Almeno potenzialmente.
Almeno nei nostri desiderata.
La realtà è che spesso temiamo proprio l’involuzione. L’esperienza ci fa ormai comprendere che quel che luccica come l’oro quando sei seduto alla scrivania di un headhunter, spesso entro 6 mesi potrebbe rivelarsi bronzo o ferraglia. O l’ennesimo combattimento a tempo e sulla fiducia, per vincere “forse”, “se qui, se là…” la tua coppa. E tu non ne hai davvero più per nessuno. Almeno così senti in questo momento.
Perchè ormai sai che sta’ coppa o non si vince per motivi che non si vedevano coperti dal luccichio, o che sopraggiungono prevedibilmente. Ed è quasi una certezza incrollabile.
Ed è questo realismo con cui vestiamo il timore bestiale che alberga in noi, che ci fa compiere degli errori strategici nel momento in cui scriviamo il nostro CV.
IL CV non è solo la fotografia di chi siamo oggi, e lo storytelling di chi siamo stati negli anni per arrivare fino ad oggi.
Il CV è anche e sopratutto uno strumento strategico con cui mostrare una direzione.
E spesso, la direzione potrebbe non essere super-lineare e congruente.
E su questo, si sa, il mercato ti penalizza. Il mercato non vuole rischiare. Il meno possibile. Cerca la “congruenza” al miglior prezzo e minor rischio.
Quindi, spesso, per arrivare a quello step cui miriamo, abbiamo bisogno di rendere il nostro CV “appealing”, perchè al momento attuale dichiara qualcosa d’altro, di più lontano, che ci discosta dalla scelta della persona giusta per quel ruolo cui ambiamo.
Abbiamo bisogno di usare le parole in modo strategico, di sceglierle con cura, di cambiarle, di adattarle pur spiegando le stesse cose. Abbiamo bisogno di rendere evidenti certi passaggi che abbiamo compiuto, e che non sono necessariamente scritti nel ruolo ricoperto, perchè ogni azienda lo declina diversamente, e non è quindi scontato arrivarci, o perchè quegli stessi passaggi sono frutto di una tua personalissima attitudine, e questa commistione di soft skills e competenze tecniche merita di essere resa chiara.
Insomma, mettere mano al tuo Cv è complicato perchè vuol dire rimettere mano alla propria storia professionale e operare una lucida, lucidissima cernita. E anche un sano check di realtà.
Cosa so io che non è invece chiaro all’esterno?
Cosa è dichiarato ma non mi conviene calcare e spiegare nei dettagli perchè è proprio ciò da cui mi voglio discostare?
Cosa manca a questo CV (leggi: storia professionale) per essere letta come credibile per l’assunzione del ruolo cui mi sto dirigendo?
Quali gap formativi noto o quali passaggi mancano che servirebbero?
Quali blocchi o troppe simili esperienze, ruoli, settori compaiono che non mi consentono di saltare agilmente nel nuovo vestito?
Quanti anni nella stessa azienda o settore sono stato?
Cosa mi resta aggrovigliato nello stomaco di quella esperienza che non mi consente di raccontarla – né per iscritto né a colloquio – in modo agile e neutrale? Che mi fa omettere informazioni importanti, e che io ho occultato alla mia stessa memoria perchè per me sono coltellate nella ferita ancora aperta?
La strategia c’entra assai nella scrittura di un CV. Ma c’entra anche un altro fattore: l’attaccamento e il saper lasciare andare.
Tutto sembra per te importante da dichiarare. Certi passaggi sono parte della tua vita e tu fatichi a non citarli.
Certo, sono importanti per te. Non necessariamente per il nuovo datore di lavoro.
Alcune esperienze, soprattutto se più indietro nel tempo di 10 anni, con molta probabilità saranno anche ormai lontane da chi sei oggi professionalmente parlando, e potresti di molto potare, ridurre, solo citare.
Altre invece, pur datate, potrebbero essere estremamente strategiche da rimpolpare per dimostrare che già dall’epoca avevi quel seme che oggi, grazie alle esperienze maturate, puoi andare a far rifiorire in modo nuovo e finalmente completo.
Devi lasciare andare. Il passato, la fatica, l’esperienza, la narrazione che continui a farti nella mente. Devi lasciare andare la rabbia…spesso. Devi lasciare andare lo status, i dettagli, le complicazioni tutte aziendali che fuori potrebbero non essere così comprensibili o interessanti.
Devi avere un occhio da narratore esterno sulla tua vita.
Devi comprendere bene a chi stai narrando questa storia e con quali parole la coglierà in tutta la sua bellezza e articolazione.
Devi trovare un modo di lasciare un segno. Farla ricordare. Professionalmente.
E’ tempo di provare ad operare un sano distacco.
E’ tempo di provare a virare, finalmente, da quanto continui a leggere scritto e che non ti rispecchia, ma senti che ormai è storia lunga, di anni e come puoi provare a riscriverla? Ormai è andata. E ti conviene restare attaccato a quella narrazione.
E’ l’unica che ti consentirebbe gli stessi standard e in tutta franchezza la tua pagnotta.
Errore. Grosso errore.
La scrittura del CV è un momento preziosissimo per rifare il punto e tirare fuori consapevolezze e agganci tra le cose, che non hai mai avuto il tempo di fare.
La scrittura del CV è l’occasione per iniziare tu, per primo, a raccontare a te stesso una NUOVA storia.
La scrittura del CV è il momento in cui fare il check dei tuoi “si, però…”, delle tue “condizioni”…è il momento giusto per ascoltarle, davvero, guardarle in faccia, riconoscerle e dargli un nome. Ci troverai bisogni, desideri, paure….tutti elementi che ti hanno portato fin qui.
Cosa di questo ti serve ancora per dove vuoi andare?
Un articolo un po’ datato ma estremamente attuale.
Grazie