L’ultimo post di quest’anno nasce su “commissione”.
Sì, alla pagina Facebook di Jobseeds ho chiesto a voi che mi seguite di indicarmi alcuni temi che avreste voluto vedere discussi.
Tra i tanti, uno mi ha colpito subito, perchè lo trovo molto giusto per quel mix di lavoro, sviluppo e crescita personale che è la cifra di Jobseeds.
La richiesta di Alessandra è stata:
Come la frase ‘conosci te stesso‘ impatta sulla scelta di un lavoro “sostenibile” per il singolo essere umano?
Bella domanda vero?
Per gli stoici la realizzazione, chiamata oikeiosis, avveniva attraverso la percezione interna, pratica simile se non identica alla meditazione di base induista e buddhista.
Sant’Agostino ci ha lasciato questo monito: «Non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell’uomo che risiede la verità».
Per restare molto più vicini, nel film Matrix, l’oracolo tiene appesa nella sua cucina un’effigie che riporta proprio la scritta «temet nosce» [conosci te stesso] per guidare, come monito, i potenziali eletti che arrivano da lei.
Ma perchè conoscersi impatta così tanto la scelta del lavoro?
Bhè, tutto ciò vale per chi è senior, che spesso ancora non si conosce davvero o, se ci ha lavorato, prosegue il più delle volte con il pilota automatico. Ma è molto evidente anche nei neolaureati alle prese con la scelta del primo lavoro. E’ ciò che riscontro ogni singolo giorno, seguendone a centinaia, ogni anno da 18 anni, all’Università. Il loro problema, a voler ben guardare, non è il mercato difficile e la mancanza del lavoro, non è la troppa informazione che c’è lì fuori. Ciò che non li aiuta, è proprio il fatto che non si conoscono. E non parlo del fatto che non possono sapere se un lavoro gli piacerà o meno, visto che non lo hanno ancora fatto. No, no….non si conoscono a livello di valori, punti di forza e bisogni.
Sì, i bisogni sono fondamentali. Non tutti sono fatti per ritmi frenetici e ambienti competitivi. Molti in tali ambienti ci schiattano, letteralmente. Così come altri si sentono morire dentro in ambienti in cui vengono lasciati a se stessi, senza struttura, senza punti di riferimento, a crearsi da soli strategie e direzione.
Ma ciò che ci guida meglio di tutto, trovo siano i valori. Tu sai quali sono i valori che ti guidano? Le tue scelte le devi ai valori, quasi sempre. Come vuoi sentirti? Integro, rispettato, vuoi sentire di dare valore agli altri, vuoi guadagnare molto, vuoi impattare, vuoi apprendere costantemente, vuoi sentirti indipendente?
Se guardo indietro al mio percorso di carriera, sono sempre stati i valori che mi hanno portato a lasciare posti di lavoro e aziende o allontanarmi mille miglia da certi settori. Anche quando erano fantastiche occasioni. Anche quando avrei potuto continuare a ricavarne benefici. Sono i valori che a un certo punto stridono, gridano dentro, ti fanno sentire nel posto sbagliato a fare cose che non hanno senso, o più senso come prima. E se apprendi a rispettarti, a prendere responsabilità per la tua vita e il valore che vuoi offrire nel mondo attraverso il tuo lavoro, bhè, a un certo punto cominci a seguire i tuoi valori come fossero la stella cometa. Apprendi a riconoscere quella sensazione che qualcosa è fuori posto. Apprendi a rispettarla quella sensazione, perchè è la più pura e profonda fonte di informazione che tu abbia. E ce l’abbiamo tutti. Incorporata. Va solo ascoltata e frequentata. Ho appreso anche che se, non sono conosci te stesso, ma ti segui, cioè segui ciò che è importante per te nel profondo, raramente farai delle scelte completamente sbagliate – che è poi il timore di tutti . Sei già sulla strada maestra, quella che ti accompagna in un cammino benedetto, fatto di flusso e opportunità che si aprono. Le più giuste per te.
Temi di fare quel passo per paura. E invece ti riserva abbondanza. Se non ci sei già è perchè temi di seguire te stesso o non ti conosci ancora. Non del tutto. E aggiungo, non ti fidi di te.
E qui mi ricollego e rispondo alla seconda parte della domanda: la sostenibilità. Sì, perchè io potrei anche sapere di avere bisogno di certe cose, di scegliere un lavoro allineato ai miei valori e a chi sono, ma non essere in condizione di realizzare tutto ciò. Potrei pensare che sì, tutto molto bello, tutto stupendo da immaginare, ma poi come lo realizzo? Come la imbocco quella strada? E se non me lo posso permettere?
Torniamo a S. Agostino che ci dice “Non andare fuori, rientra in te stesso…”. La strada, le opportunità da cercare, le condizioni favorevoli non sono un’autostrada in cui entrare al primo svincolo giusto. Rientra in te stesso. Tu sei la tua strada maestra. Tu – rispettandoti e fidandoti di te – sei la tua garanzia per restare in flusso e assicurarti l’abbondanza.
Mettiamola così, se tu stai lì a investire energie nel risolvere i problemi che ti separano dall’obiettivo, stai di fatto lavorando sui problemi, e non sulla soluzione. Stai inoltre intralciando il flusso delle cose. E se certe soluzioni ti si parano innanzi rischi pure di non vederle, tutto stressato come sei a girare nella ruotina. Il tuo compito non è di trovare il modo per arrivarci. Il tuo compito è di focalizzare bene il dove vuoi arrivare, la direzione cui puntare il tuo navigatore interno. Il tuo compito è conoscerti e sapere cosa è giusto per te, lavorare e affidarti. Quando il navigatore ha ben settata la direzione, se ci sono ostacoli in mezzo sa benissimo come ricalcolare il percorso. Sarà più lungo, più articolato, ma in qualche modo ti ci porta.Così funziona l’universo. Ha bisogno che tu faccia il tuo, al suo ci pensa lui. Invece noi non ci fidiamo di nessuno e soprattutto di noi stessi. Abbiamo smania di controllo su tutto. Se anche abbiamo dentro la lucina che si è accesa, disperdiamo le nostre energie a stressarci sul come fare.
Questo è un qualcosa di esterno. Non attiene a noi. Bada bene che non sto dicendo minimamente che non devi darti da fare, che non devi usare la tua intelligenza lungo il cammino. Sto dicendoti che spesso ti areni lungo quel cammino, distraendoti con aspetti che non ti servono, che non portano acqua al tuo mulino.
Mi sono trovata in momenti in cui avrei dato le testate al muro, anzi le davo proprio e da diversi anni, di soluzioni non ne intravedevo proprio più, mi sentivo a un angolo. Tutto ciò che potevo esplorare lo avevo esplorato. Avevo verificato ogni possibilità, ma non sembravano esserci scappatoie nella situazione lavorativa in cui ero bloccata.
E’ stato solo quando stremata ho deciso di abbandonarmi, di affidarmi al flusso di quanto sentivo, di mollare la presa dal controllo del “come” arrivarci che qualcosa ha cominciato a cambiare. Con una velocità che mi ha stupito. Ho dovuto lavorare sul timore di non controllare più, dell’ignoto, del lasciare la presa, del sentire quella sensazione di urgenza e bisogno di sopravvivenza e ciononostante fidarmi lo stesso. E’ una specie di apnea, di sgabello che ti viene tolto da sotto il sedere. E non sai cosa accadrà. La tua mente comincia a formulare tutti gli scenari negativi peggiori, ma stavolta te ne accorgi e compensi, lavorando su ciò che è in tuo potere. Ciò che è davvero in tuo potere. Rifocalizzi le tue energie sui soli aspetti sui quali tu puoi fare una differenza, e che dipendono da te, dal tuo centro. I tuoi pensieri, la tua fiducia, il tuo benessere, l’ascolto dei tanti segnali che ti arrivano. Stop.
Conosci te stesso. E sentirai le resistenze che provi, i sabotaggi che tu stesso ti metti lungo il cammino, le soluzioni che non accogli.
Conosci te stesso. E comprenderai che spesso il primo a non fidarsi dei propri progetti e della loro possibilità di realizzazione sei tu.
Conosci te stesso. E capirai che a volte una parte di te ha convenienza a che certe cose non si realizzino. Fai amicizia e pace con quella parte.
Conosci te stesso. Datti questo come obiettivo per il nuovo anno. E molte realizzazioni arriveranno di conseguenza.