C’è chi lo considera una parte della sua vita, non la più importante, una che però ti consente di vivere e fare di altro, che magari ti appassiona di più.
C’è chi lo agogna, da tanto, e spera di trovare un lavoro che gli consentirà di placare quella sete di crescita che sente dentro.
C’è chi il lavoro lo vive come un’agonia indispensabile.
C’è chi non potrebbe vivere senza, e lo ha eletto a unica fonte di soddisfazione personale.
C’è chi è diventato workaholist senza accorgersene, e irritabile e stressato, non comprende più perchè in molti, intorno a lui, gli dicono che non stacca mai.
C’è chi si aspetta che tutti i capi siano responsabili e maturi e equilibrati, sappiano ben gestire le proprie risorse e farle sviluppare.
C’è chi in un team proprio non ci sa stare, è un individualista orientato al compito e ama entrare in sfida solo con se stesso.
C’è chi si perde se non trova qualcuno che gli indichi la direzione.
C’è chi è nato per fare il dipendente.
C’è chi si sente soffocato se non dispone delle sue giornate come vuole, e da quando è passato alla libera professione non tornerebbe mai più indietro.
C’è chi è tutto dovere.
C’è chi lavora per piacere.
C’è chi ancora spera nel posto fisso.
C’è chi rallenta gli studi per non entrare nel precario mondo del “lavoro”…
E tu…come vivi il tuo lavoro?
Pensaci bene perchè non è ininfluente.
Sono spesso le nostre aspettative a farci del male.
Ci creiamo un immaginario fatto di “sarà così”, “dovrà essere colà”, e che poniamo su un altarino, cui dirottiamo tutte le nostre future felicità se solo andrà come speriamo….
Attenzione, se vuoi un modo per farti del male è proprio quello di crearti delle aspettative irrealistiche, basate non sulla realtà, ma su un tuo modello della realtà, costruito secondo dei sentito dire, esperienze familiari, cultura, mass-media, etc.
Ti invito a riflettere:
- Su cosa si fonda il tuo modello di realtà rispetto al Lavoro?
- Quale il tuo immaginario?
- Quali le tue aspettative?
- Da dove ti deriva?
- E’ completamente tuo?
Sapresti mettere giù, su carta, le caratteristiche del tuo lavoro ideale?
Poi…
In una scala da 1 a 10, dove 10 è l’ideale:
- Dove ti trovi oggi?
- Qual è lo scarto che ti separa da quell’ideale?
E se potessi rivedere la scala, è proprio a 10 che poni l’ideale, oppure ti soddisfa anche un 8?
Ora, osserva la realtà, e conta quanti punti ti separano da quel punteggio che hai fissato come la meta da raggiungere.
2 punti? 5 punti?
Tutto molto lavorabile dunque, non trovi?
Spesso ci sembra che tutto vada male. Invece magari a non corrispondere al “nostro” ideale, è solo qualche elemento.
Ecco, vorrei che tu definissi: quali sono gli elementi che mancano al tuo lavoro per renderlo ideale?
Magari ti rendi conto che gli elementi più importanti vengono coperti, mentre altri mancano si, ma non sono poi così fondamentali.
Oppure, come scrivevo in questo post qualche tempo fa, e che nasce da una mia esperienza personale che spero aiuti anche te, hai solo bisogno di ritrovare un pò di senso in quanto fai.
La questione del senso non è irrilevante. Siamo tutti cercatori di senso. E spesso, se ci fissiamo degli ideali irraggiungibili ci allontaniamo miseramente dal senso nel nostro lavoro. Perchè il “senso”, quello vero, vero per noi, non è vero per tutti. Raramente potrà quindi corrispondere a un ideale che ci portiamo dietro, magari posticcio, derivante da sentito dire, o esperienze di altri.
Ti invito con affetto a portela la questione del senso che vuoi abbia il tuo lavoro. Almeno lo conosci, e questo ti aiuta a eliminare quei ronzii di sottofondo nella tua mente, che poi escono fuori nei momenti sbagliati a crearti frustrazione latente.
Se sai cosa ti serve per sentire che quanto fai ha senso, se sai qual è l’ideale cui tendi, e se sai qual è la realtà, con questi elementi puoi fare una bella esercitazione di matematica, vedendo cosa c’è, di cosa ne vuoi di più (davvero e non perchè fa figo), e di cosa te ne serve di meno. Forse, allora, una nuova era di soddisfazione raggiungibile e godibile in tempo reale, potrà cominciare per te, e attraverso di te a manifestarsi come valore nel mondo che ti circonda.